UNIVERSITA` DI FIRENZE
Il Consiglio del Corso di Laurea in Fisica
Largo E. Fermi, 2 , I -50125 FIRENZE.
Il Consiglio del C.d.L. in Fisica, nella seduta di Martedi`12 Maggio
1998, dopo ampia discussione, vuole esprimere alcune considerazioni sulla
possibilita` che il primo anno del corso di laurea in Fisica venga
trasformato in un anno di orientamento, nel quale gli insegnamenti perdano
gran parte della specificita` che li rende adatti e finalizzati per il
conseguimento della Laurea in Fisica e per la formazione culturale e
professionale degli studenti che in questa disciplina hanno deciso di
impegnarsi.
Da quasi una decina d'anni, con l'inizio dell'organizzazione del corso di
studio in semestri, il C.d.L. in Fisica ha ritenuto importante impegnarsi
nella didattica, con particolare riguardo agli insegnamenti del primo
anno
di corso. In questo, infatti gli studenti vengono messi a confronto -
probabilmente per la prima volta - con il rigore del metodo scientifico e
con uno stile di studio ben diverso da quello delle scuole superiori
preuniversitarie. A questo scopo e` stato ritenuto necessario che il
contenuto dei corsi sia limitato ad un ristretto numero di argomenti, ma
con un approfondimento qualitativo non molto diverso da quello degli anni
successivi. In particolare e` di vitale importanza che gli studenti siano
immediatamente messi in grado di affrontare in modo metodologicamente
corretto degli elementari ragionamenti teorici e delle pur semplici
esperienze di laboratorio (tutto cio` viene attualmente realizzato, in
maniera autosufficiente ed indipendentemente dal tipo di scuola secondaria
di provenienza).
Queste elementari ed irrinunciabili necessita` sono in assoluto contrasto
con l'ipotesi di un anno di tipo orientativo, che, almeno nel caso delle
discipline scientifiche, finirebbe necessariamente per dare un'informazione
a livello divulgativo su un ampio ventaglio di argomenti, rinviando di
fatto all'anno successivo il primo contatto dello studente con le
caratteristiche proprie di ciascuna disciplina (e con le difficolta` di
adattamento che questo comporta). Per di piu` andrebbe completamente
vanificato il lungo lavoro gia` effettuato per l'aggiustamento ed il
coordinamento del programma dei corsi e potrebbe addirittura venire a
mancare (specialmente nella situazione fiorentina cosi`come e` probabile
si configuri nel prossimo futuro) quell'unicita` di sede e razionalita`
di orario che e` stata per i nostri studenti e per i nostri docenti una
conquista faticosa e relativamente recente.
Nell'ambito dell'attuale quadro normativo, il C.d.L. ha prodotto una figura
di laureato con conoscenze e competenze che finora gli hanno consentito di
accedere con successo, a livello nazionale ed internazionale, ai diversi
rami della ricerca sia di base che applicata. Questo risultato e` stato
reso possibile dalla capacita` di adattare gli insegnamenti ai continui
progressi che la Fisica compie annualmente in ogni suo settore e che
costituiscono argomento di ricerca attiva per tutti coloro che sono
impegnati nei loro doveri di docenti. =C8 evidente che, in via pratica,
cio` implica una notevole varieta` nell'offerta didattica: ad essa, per
altro, il Corso di Laurea in Fisica e` sempre stato in grado di sopperire
in maniera completamente autonoma e, di regola, senza nessun aggravio per
l'Ateneo.
La validita` e l'attualita` di questa linea di comportamento, ampiamente
condivisa su scala nazionale, e` confermata da molte indagini, anche
recentissime, che sono state condotte in proposito. Si possono, per
esempio, consultare le statistiche sull'occupazione dei laureati italiani
in Fisica degli anni 1993-1996: da queste, infatti, risulta che la
percentuale di disoccupati e' inferiore al 10%. (Allegato A, oppure si puo`
consultare la rete Web al seguente sito Internet:
http://www.fisica.unile.it/~fisica/alt_cclf/quest/ tab/TOT.HTM).
In un momento storico di unificazione europea, qual e` quello che stiamo
vivendo, pensiamo che sia anche molto opportuno un confronto con la
situazione didattica degli altri paesi europei (il confronto scientifico
c'e` sempre stato ed ha sempre dato risultati gratificanti). A questo
proposito possiamo citare la recente indagine condotta dall'European
Physics Education Network (EUPEN), con sede presso l'Universita` di Gent
(Belgio) e pubblicata nel volume Inquiries into European higher education
in Physics, - Proc. of the 1st EUPEN General Forum, Edited by H. Ferdinande
& A. Petit, Gent, 1997, da cui si evince che, Gran Bretagna a parte,
l'insegnamento della Fisica nei Paesi Europei ha caratteristiche comuni ben
delineate, nelle quali ben si inquadra l'insegnamento della Fisica in
Italia. Le maggiori differenze con gli altri paesi europei (su queste
bisognerebbe adeguatamente riflettere!) sono date dalla grande differenza
di risorse investite per studente: l'Italia assegna all'educazione
scientifica circa la meta` dei fondi destinati da Francia, Germania e
Olanda allo stesso scopo.
Alla luce di tutti questi fatti ci sembra pertanto molto riduttivo proporre
mutamenti radicali, quali chiusure di corsi, basandosi unicamente su
tabelle (tra l'altro parzialmente inesatte) riguardanti il numero di
studenti e/o gli esami sostenuti per corso, senza tenere conto degli
aspetti culturali e di qualificazione, nonche` dell'inserimento delle
figure professionali prodotte nella dinamica di una societa` che sempre
piu` necessita di competenze altamente specializzate ed internazionalmente
riconosciute. Portato a conseguenze piu` estreme, un simile atteggiamento
potrebbe persino prefigurare l'inizio della fine della ricerca fondamentale
con tutte quelle disastrose implicazioni che ciascuno puo` facilmente
immaginare.
Il Corso di Laurea in Fisica ha comunque perfettamente chiaro che molti
aspetti possono essere ulteriormente migliorati. Per esempio si puo`
cercare un'ottimizzazione dell'offerta didattica, indirizzo per indirizzo,
sulla base dei piani di studio presentati dagli studenti e delle esigenze
di sviluppo della ricerca del CdL in Fisica, cosi`come si puo` impegnare
per dare la massima efficacia all'insegnamento della Fisica che viene
impartito presso gli altri Corsi di Laurea, nell'ambito dei cosiddetti
corsi di servizio. Il conseguimento di questi risultati, comunque, non puo`
che scaturire da una logica e critica riflessione che prende forma e si
sviluppa all'interno del C.d.L.
Ancor piu` importante e` il tentativo, in corso da qualche anno, di
contenere la durata effettiva del corso di studi, intervenendo sul
contenuto dei corsi e sul loro coordinamento (cfr. Allegati B e C). Anche a
questo riguardo il C.d.L. in Fisica ritiene negativa la proposta di
introdurre un anno iniziale di orientamento, in quanto questo rischia, in
generale, di configurarsi come un periodo di parcheggio, contrario
all'intenzione di abbreviare il percorso degli studi. Questo e' vero a
maggior ragione per il caso specifico degli studenti in Fisica, i quali,
dai dati disponibili, non appaiono affatto disorientati, dato che il numero
di abbandoni risulta percentualmente limitato rispetto al numero di coloro
che invece proseguono gli studi (quando, naturalmente, si assumano dati
statisticamente significativi e non falsati, come spesso accade).
=09
1
1
--=====================_896941137==_
Content-Type: text/plain; charset="iso-8859-1"
Content-Transfer-Encoding: quoted-printable
UNIVERSITA` DI FIRENZE
Il Consiglio del Corso di Laurea in Fisica
Largo E. Fermi, 2 , I -50125 FIRENZE.
PARERE SULLA BOZZA MARTINOTTI.
Il Consiglio del C.d.L. in Fisica dell'Universita` di Firenze, riunito il
giorno 2 giugno 1998, mentre prende atto che sul "documento Martinotti"
sono gia` state espresse in varie sedi considerazioni critiche per lo pi
u` condivisibili, ritiene comunque utile e necessario esprimere brevemente
le proprie posizioni su alcuni punti che appaiono di maggior interesse per
il C.d.L. stesso.
Il presente documento e` diviso in tre parti: 1. (Considerazioni
complessive), 2. (Commenti sui principi generali) e 3. (Commenti sulla
struttura dell'ordinamento didattico).
1. (Considerazioni complessive). - Mentre e` da ritenersi positivo il
tentativo di svecchiare e rendere piu` elastico il sistema universitario
prospettando piu` livelli di titolo di studio, molto negativa e` invece
l'interpretazione drastica dei crediti come parcelle di cultura non
finalizzate, da comporre liberamente dallo studente, per di piu` non
accompagnata da una ridefinizione della titolarita` di insegnamento.
=09
Sommariamente:
a) Si`a piu` livelli di titoli di studio e al coordinamento con le
scuole secondarie. No all'anno di orientamento.
L'introduzione di piu` titoli - principalmente Diploma, Laurea e
Dottorato, come previsto dalla 341/90, ma mai completamente attuato - e`
sicuramente positiva.
Alcuni contenuti troppo specialistici, che storicamente si sono introdotti
per supplire all'assenza del Dottorato, possono essere vantaggiosamente
trasferiti a quest'ultimo, o alle Scuole di Specializzazione. Cio`
porterebbe ad una ristrutturazione dei programmi e ad un accorciamento dei
tempi di laurea. Questa ristrutturazione darebbe inoltre dignita` piena al
Dottorato - da vedere quindi non a numero chiuso ma con severi criteri di
accesso alla borsa - rivalutando di conseguenza l'impegno dei docenti nei
corsi specializzati, i quali, dopo opportuno vaglio, diventerebbero corsi
ufficiali dell'Universita` (con crediti, etc.).
Infine i Diplomi in serie potrebbero dare una laurea breve (formazione di
base), faciliterebbero il riconoscimento di un percorso parziale di studi,
e potrebbero eventualmente essere titolo di accesso ad alcune scuole di
specializzazione. D'altra parte i diplomi in parallelo dovrebbero
continuare a fornire una preparazione specifica per la formazione di figure
professionali. =09
L'intera operazione dovrebbe risultare in un'abbreviazione dei tempi di
laurea e in un maggior rendimento della struttura universitaria.
Per contro, l'anno di orientamento comune a molte discipline, allo stato
attuale sembra piuttosto un inutile aggravio e porterebbe inevitabilmente a
un allungamento dei tempi di laurea: esso puo` essere vantaggiosamente
sostituito da un maggior coordinamento della Universita` con la Scuola
Secondaria sia per l'orientamento che per l'aggiornamento.
Analogamente, il C.U.B. non sembra corrispondere a nessuna tappa
significativa del percorso degli studi, la prima essendo eventualmente il
Diploma. Un certificato degli studi fatti puo` essere rilasciato senza
essere un titolo.
b) Si`ai crediti come misura dell'attivita` di studio e di quella di
insegnamento. No ai crediti come parcelle di cultura da comporre senza un
progetto culturale o professionale complessivo proposto allo studente.
Attribuire crediti ai corsi e alla tesi (la quale nel sistema italiano e`
importante) e` non solo richiesto dall'equiparazione europea, ma e` utile
per confrontare carichi didattici annuali di studenti e professori,
eventualmente aggiustando programmi e compiti didattici.
D'altro canto, la scelta "a mosaico" dei crediti per formare un corso di
studi da parte dello studente, con una limitata possibilita` di
orientamento (i cosiddetti "criteri" liberalizzano la meta` del corso di
studi), significa dismettere completamente il modello italiano di
formazione universitaria che invece ha indubbi pregi, riconosciuti anche a
livello internazionale.
Il "modello italiano" si basa sull'attribuzione di un contenuto culturale
preciso al corso di studi, spesso basato su una formazione di base
obbligatoria. Questo modello ha permesso la formazione di laureati di
ottimo livello e con una buona capacita` di "riciclarsi" proprio per
l'approfondita cultura di base. Questo modello va adattato all'orizzonte
europeo, non dismesso.
c) Un problema da affrontare: flessibilita` di insegnamento compatibile
con la competenza professionale.
Se l'Universita` dovra` offrire una pluralita` di titoli e percorsi di
studio piu` articolati, mantenendo pero` sia i contenuti culturali che il
livello di insegnamento, si pone il problema di stabilire chi sosterra` il
maggior carico di insegnamento, e curera` la qualita` dei diplomati, dei
laureati e dei dottori di ricerca. La bozza di riforma ignora la questione.
Quanto sopra si scontra con la diffusa interpretazione della titolarita`
dell'insegnamento come inamovibilita` dalla propria disciplina favorendo
la tendenza nociva di "appaltare" per supplenze e incarichi i corsi piu`
gravosi. Bisogna quindi incentivare l'avvicendamento dei corsi, pur
nell'ovvio rispetto delle competenze dei docenti. Il C.d.L. in Fisica vuole
impegnarsi in questa direzione.
2. (Commenti sui principi generali). - Il C.d.L. in Fisica non accetta la
candida ammissione da parte della commissione Martinotti dell'impossibilit
a` di proporre una "riforma organica" dal momento che "il sistema ha
trovato i suoi equilibri interni che corrispondono a interessi costituiti
celati sotto principi obsoleti". Il C.d.L. in Fisica ritiene inoltre di
doversi esprimere in maniera piu` articolata sui seguenti punti:
i) Autonomia didattica. L'autonomia didattica delle singole sedi puo`
portare a effettivi benefici solo in un quadro di riferimento unitario. In
particolare devono essere assicurati i requisiti minimi di preparazione che
dovranno essere stabiliti in modo tale da non portare a uno scadimento
delle professionalita` acquisite rispetto alla situazione attuale.
Lo sviluppo dell'autonomia didattica deve quindi essere affrontato tenendo
conto della disparita` delle condizioni di partenza delle varie sedi e
deve pertanto seguire, non precedere, la rimozione delle carenze
infrastrutturali, laddove queste esistano. In ogni caso questo non vuole e
non deve essere inteso come un incoraggiamento alla proliferazione
indiscriminata delle sedi universitarie.
ii) Contrattualita`. Non appare chiaramente definita dal punto di vista
operativo: in particolare sembra non avere molto senso qualora non vengano
stabilite le penalita` previste per il contraente non ottemperante.
Inoltre un'applicazione efficace del principio di contrattualita` non puo`
prescindere dalla qualita` della figura professionale prodotta ne` da
un'accurata e documentata analisi dei possibili sbocchi lavorativi. In
assenza di queste condizioni la contrattualita` potrebbe risolversi
semplicemente nel cambiare nome allo studente "fuori corso" chiamandolo
studente "part-time". Il C.d.L. in Fisica ribadisce comunque la centralita`
del principio del diritto allo studio nei rapporti tra studenti e
ateneo.
iii) Differenziazione competitiva tra gli Atenei. Nel documento Martinotti
non appare chiaro il fine perseguito a breve scadenza. A media-lunga
scadenza il documento chiaramente auspica la formazione di Universita` di
serie A, B, C... con i migliori studenti e docenti in quelle di serie A,
gli altri nelle serie inferiori. Poiche` e` facilmente prevedibile che in
un tale processo le condizioni socio-economiche di contorno avranno
un'influenza determinante, il quadro che si prospetta e` quello di alcuni
atenei prestigiosi localizzati nelle regioni piu` ricche e influenti e di
molti altri di qualita` piu` scadente nelle altre zone geografiche.
Poiche` in una certa misura questo fenomeno e` gia` presente nella
realta` attuale, sembra che nel documento Martinotti si voglia tendere ad
amplificare questa distorsione che, al contrario, un'efficiente politica
universitaria dovrebbe cercare di riallineare al livello piu` alto, almeno
finche` la struttura universitaria continuera` ad essere una struttura
pubblica dello Stato Italiano.
iv) Didattica e Ricerca. Nel documento Martinotti si ritiene di poter
separare le considerazioni sulla didattica da quelle sulla ricerca. Il
C.C.d.L. in Fisica ha la ferma convinzione che questa separazione non possa
essere fatta, a meno di non voler incorrere in conseguenze estremamente
negative sul piano culturale e scientifico facilmente deducibili.
Si deve inoltre osservare come nel documento Martinotti, mentre vengono
prospettate importanti innovazioni, in particolare a livello post-laurea
(Master, Scuole di specializzazione, maggior importanza del Dottorato), non
viene preso in minima considerazione il problema delle risorse sia per
quanto concerne l'adeguamento delle strutture, sia per il maggior impegno
didattico che tali innovazioni comporteranno. A questo proposito e`
necessario ricordare che le risorse investite in Italia per la didattica
universitaria sono attualmente di gran lunga inferiori a quelle destinate
dagli altri paesi europei per lo stesso fine.
3. (Commenti sulla struttura dell'ordinamento didattico). - Per quanto
concerne piu` puntualmente la struttura dell'ordinamento didattico, cosi'
come proposta dal documento Martinotti, il C.C.d.L. in Fisica rileva quanto
segue.
i) Anno di orientamento. Nel primo anno di corso gli studenti di Fisica
vengono messi a confronto - probabilmente per la prima volta - con il
rigore del metodo scientifico e, con tale rigore, devono cominciare ad
acquisire gli strumenti metodologici necessari per poter affrontare in
seguito un qualunque problema di carattere teorico o sperimentale che sia.
Poiche` questo deve avvenire in maniera autosufficiente e
indipendentemente dal tipo di scuola secondaria di provenienza, e`
facilmente comprensibile l'importanza vitale del primo anno di corso per la
preparazione dello studente in Fisica. D'altra parte un primo anno di
orientamento, comune a vari corsi di Laurea e con materie che andrebbero a
coprire un ampio spettro di argomenti, mentre potrebbe essere gratificante
sotto l'aspetto piu` genericamente culturale, non inciderebbe che
minimamente sulla specifica preparazione necessaria allo studente in
Fisica. Tale preparazione dovrebbe quindi essere necessariamente rinviata
all'anno successivo con un contestuale allungamento di un anno del percorso
didattico relativo alla laurea. Si ritiene quindi che l'orientamento dello
studente, sicuramente utile e necessario, debba precedere e non seguire il
momento dell'iscrizione all'universita`.
ii) C.U.B. Non appare chiara l'utilita` dell'istituzione di un certificato
di base da rilasciarsi dopo i primi due anni di studio; non si capisce
infatti come tale certificato possa essere proficuamente speso dallo
studente non corrispondendo, in genere, ad alcuna specifica
professionalita`. In ogni caso un certificato che attesti gli studi
compiuti puo` essere rilasciato dalle segreterie anche secondo l'attuale
normativa. In sostanza la proposta dell'istituzionalizzazione del C.U.B.
sembra rivolta piu` che altro a dare una qualche soddisfazione agli
studenti che abbandonano prematuramente gli studi universitari, quando non
sia rivolta a fini statistici, per incrementare il numero di titoli di
primo livello rilasciati dall'Universita`.
iii) Diploma. Il C.C.d.L. ritiene utile l'istituzione del Diploma
Universitario. Come gia` detto sopra, i Diplomi in serie potrebbero dare
una laurea breve e faciliterebbero il riconoscimento di un percorso
parziale di studi. Essi potrebbero eventualmente essere titolo di accesso
ad alcune scuole di specializzazione. Si ritiene utile, poi, il
mantenimento del diploma in parallelo, che dovrebbero avere un carattere
piu` specificamente professionalizzante. Un eventuale riconoscimento di
crediti didattici da questi ultimi Diplomi alla Laurea - o viceversa -
dovrebbe avvenire a giudizio dei consigli dei corsi di studio competenti.
iv) Laurea e durata effettiva degli studi. Il C.C.d.L. in Fisica valuta
positivamente l'esigenza espressa nel documento Martinotti di riportare la
durata effettiva degli studi a non eccedere la durata legale del corso di
laurea. Ritiene d'altronde che le cause di una durata eccessiva del
percorso di studi relativo alla laurea non possano imputarsi unicamente
all'istituzione universitaria, ma siano in parte dovute ad una carente
preparazione degli studenti a livello di scuola media e, almeno per alcune
Facolta`, alle scarse motivazioni che il conseguimento della laurea offre
agli studenti.
In ogni caso il C.C.d.L. si e` impegnato e ritiene di doversi impegnare in
futuro sia al fine di un alleggerimento quantitativo del carico didattico
dei singoli insegnamenti, sia perche` il lavoro di tesi - che in ogni caso
rimane essenziale per la formazione professionale dello studente - possa
essere svolto in tempi ragionevoli, in modo da ricondurre la durata
effettiva degli studi entro limiti molto prossimi alla durata legale. Il
C.C.d.L. si impegna altresi`perche` questo processo avvenga senza che vi
sia uno scadimento qualitativo della preparazione del laureato in Fisica.
Si ritiene invece inaccettabile la proposta fatta nel documento Martinotti
di un percorso di studio nel quale una parte sostanziale dei crediti
didattici possa essere liberamente scelta, a discrezione degli studenti,
nella Facolta` di Scienze o in altre Facolta`: una tale eventualita` e`
sicuramente incompatibile con la formazione di un fisico qual e` richiesto
dalla societa` contemporanea.
v) Master, Scuole di specializzazione, Dottorato. Il C.C.d.L. ritiene
positiva l'introduzione di nuovi percorsi formativi post-laurea - Master e
Scuole di specializzazione - a condizione che questi percorsi siano di
breve durata (fino a un massimo di due anni) e corrispondano effettivamente
all'acquisizione di una specifica professionalita` rispetto alla laurea.
Per quanto riguarda il Dottorato di ricerca, si ritiene che dovrebbe essere
rafforzato a livello giuridico il suo riconoscimento quale titolo
preferenziale per l'accesso alla ricerca e alla carriera universitaria in
ogni sua forma.
Per tutti i percorsi di formazione post-laurea dovrebbe inoltre essere
prevista l'istituzione di un significativo numero di borse di studio
riservate agli studenti meritevoli.
Si deve comunque osservare che l'introduzione di nuovi percorsi formativi
post-laurea portera` necessariamente ad un aumento dei compiti didattici e
organizzativi dei docenti che, almeno in parte, implichera` una riduzione
del tempo dedicato alla ricerca. Si ritiene quindi necessario - anche per
un'organizzazione efficace e non episodica e fluttuante dei corsi
post-laurea - che la didattica degli insegnamenti fondamentali dei corsi
post-laurea sia pienamente riconosciuta a livello giuridico al pari della
didattica degli insegnamenti del corso di laurea e di diploma.
Rimane comunque pendente il problema di reperire le strutture necessarie
(edifici e laboratori) per l'attuazione dei precedenti innovamenti.
vi) Crediti didattici. Si ritiene utile l'introduzione dei crediti
didattici come misura del carico di lavoro relativo ad ogni singolo corso,
cosi`come avviene nel sistema ECTS, in modo da permettere agli organi
accademici una maggiore flessibilita` nella valutazione degli studi
compiuti. In ogni caso la valutazione del profitto dello studente deve
essere del tutto indipendente dal numero dei crediti didattici relativi
allo specifico corso.
--=====================_896941137==_
Content-Type: text/plain; charset="us-ascii"
Riccardo Giachetti,
Universita' di Firenze, Dipartimento di Fisica,
Largo E. Fermi, 2, I - 50125 Firenze.
Tel. 055 - 2307.691 e-mail: giachetti@fi.infn.it
--=====================_896941137==_--